TAI  CHI  CHUAN  a  Sesto  San Giovanni (Milano) - International  Tai Chi Chuan Association

Carlo

 

 

CarloSe penso a Carlo mi viene in mente un sorriso, un bel sorriso tranquillo e brizzolato, probabilmente era la particolarità del suo modo di essere che più lo contraddistingueva.
Se penso a Carlo mi viene in mente anche il Cambiamento e di come il tai chi sia in profondità un artefice di cambiamenti, talvolta radicali.
La prima volta che ho visto Carlo è stato di sfuggita, in seguito ad un cenno ed un’affermazione di Giuliana, al parco, ero di fretta, non riuscendo a fermarmi un tempo sufficientemente lungo, mi è rimasto, appunto, solo il sorriso di un signore brizzolato senza un’età precisa e due occhi alla ricerca entusiasta di qualcosa di nuovo seduto su una panchina.
La seconda volta è stato proprio in palestra, cominciavo la mia esperienza con l’insegnamento  affiancato a Giuliana, era settembre. Sono rimasto impressionato, avevo modo di vedere Carlo non di sfuggita, sembrava una persona colpita da una malattia degenerativa, camminava a stento, si muoveva a fatica, ogni movimento generava una fitta dolorosa da qualche parte. Abbiamo cominciato a fare tai chi insieme sotto la guida di Giuliana.
Un’altra fotografia che mi è rimasta è il viaggio insieme a Modena, in novembre per uno stage UISP, Carlo si muoveva un po’ meglio rispetto ai nostri primi incontri, nel viaggio era seduto davanti, ad ogni piccolo dislivello della strada che la macchina segnalava con un sobbalzo, si vedeva sul suo viso il passaggio di una fitta di dolore, abbiamo parlato del fatto che fosse un musicista, che però viveva scrivendo partiture, ed il clarino lo suonava solo per suo personale diletto, mi diceva di come con l’avvento dell’informatica aveva cominciato ad usare il computer e a non uscire di casa. 
Carlo era dietro un cancello, potevi parlargli, vederlo, toccarlo, ma era impossibile abbracciarlo. 
Così, con il tempo si era chiuso, fino a bloccarsi. Aveva scoperto il tai chi da alcuni mesi e solo in quel momento stava tornando a fare molte cose che fino a poco prima erano arrivate ad essergli precluse. Andava tutti i giorni al parco per fare tai chi. Il tai chi era la sua pratica quotidiana che ogni giorno lo portava fuori di casa, gli faceva spegnere il computer, lasciare gli spartiti e ritrovare se stesso….e gli altri. Il lavoro profondo del tai chi stava cominciando a produrre un cambiamento.
Di Carlo ricordo un insegnamento, di quelli che ti fanno vedere in pratica molte cose che leggi scritte sui libri. Per lui era il secondo anno di tai chi, stavamo vedendo in maniera un po’ più approfondita le posizioni nelle figure della forma, mi aveva fatto una sua esposizione di come avrebbero dovuto essere le posizioni dei piedi, delle spalle e delle mani, ero rimasto impressionato perché al suo livello non poteva ancora conoscere quelle particolarità che erano poi la Chi Form delle gambe e delle braccia, ed invece, lui aveva un grande alleato che aveva imparato ad ascoltare e comprendere: il suo dolore. Stava quasi facendo un percorso all’inverso. Con il tai chi, in genere, scopriamo affinando la pratica ad affrontare un nostro problema, invece lui in base alle risposte del suo dolore, capiva che il corpo era giusto che stesse in una determinata posizione, magari dolorosa o non ancora piacevole, ma corretta, ed aveva ragione. 
Il dolore stesso, se ascoltato e capito, ci indica la strada da seguire, lui lo aveva capito benissimo.
Ricordo quel periodo come una sequenza di immagini, le lezioni di Giuliana, le mie prime esperienze “dall’altra parte della barricata” cioè a proporre qualcosa che fino a quel momento avevo solo assimilato. Carlo continuava a migliorare nel suo modo di muoversi e di aprirsi.
In primavera siamo andati insieme allo stage annuale di M° Chu, ospitato in un bel centro sportivo, non c’è stato nessun problema nel salire e nello scendere dalla macchina, così come nessuno scossone dovuto al terreno aveva interrotto il suo sorriso durante il viaggio, anzi, davanti all’ingresso del centro sportivo, ci ha fatti fermare per guardare come saliva al piccolo trotto i gradini della reception con una piccola corsa, è una delle ultime immagini che mi rimangono di Carlo quella piccola corsa ed una mattina d’estate, al parco a giocare a Kung fu con mio nipote, che da energetico ventenne ha rischiato di strapazzarlo oltre al dovuto, ma era anche capibile la difficoltà di quel ragazzetto nel trattenersi davanti ad un signore brizzolato senza età,  con tutta quell’energia positiva e quel sorriso.
Se ripenso a Carlo mi viene in mente un sorriso, un bel sorriso tranquillo e brizzolato.

Paolo

Ritorna

Tai Chi Chuan Chi siamo ITCCA La didattica Incontri Eventi Letteratura Links Utili
  L'insegnante L'Associazione La Struttura Tai Chi al parco Giocagin Scritti, saggi
e racconti
 
  Il luogo Il Maestro
Chu King Hung

Esercizi Taoisti

Tai Chi Day Armonia Articoli giornalistici  
  Info e Contatti Il maestro Carlo Lopez Chi Kung Incontri speciali
e Stage
Marmellarte Libri consigliati  
    Stage ITCCA La Forma        
               
               
Sito web realizzato da daab
2011 ø Tai Chi SSG